Troppi Feels Per Un Sol Cuore

10 settembre 2015

We D!
Non mi sono (di nuovo) fatto sentire per un po’, eh?!
Sono un pessimo amico ma tu per me ci sei sempre ❤
Oggi è stata una giornata all’insegna del “boh“.
Mattinata easy, senza fare nulla né avere nulla da fare.
Al pomeriggio ti trovi con quella che ormai è la tua ex ragazza con il fine di chiarire alcune cose e il tempo passato insieme è un mix di cose belle e brutte perché provi ancora amore per lei e lei non contraccambia, quindi sei contento di vederla ma triste perché non è più tua.
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Dopo averle detto Adieu ti trovi con una tua amica che non vedi da un secolo. LA tua amica, quella che è come una sorella, quella che non vi vedete né sentite mai ma ogni volta è come se vi foste visti 10 minuti fa. Ci si aggiorna su un po’ di cose, partirà per l’erasmus e chissà per quanto tempo non vi sentirete più.
Idem con patate: sei contento per lei ma il distacco (nonostante sia sempre stato così) ti svuota un po’ il cuore.
Alla sera ti trovi davanti la chiesa e vedi un sacco di facce che non vedevi da un sacco di tempo, più di quello passato in assenza della tua amica/sorella. Facce con cui sei cresciuto tra amicizie e dissapori. Facce che vedi solo in occasioni tristi come questa: una corona.
Quando realizzi bene cosa sta succedendo intorno a te, ti riempi di brividi ma il tuo cervello è ancora in fase “boh“, riempito di immagini e pensieri in contrasto l’un l’altro, come i pesi su una vecchia bilancia.
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E per il tuo cervello, spento da poco, e il tuo cuore, diventato ormai una roccia, un monolito, questi sono troppi Feels da sopportare in una giornata. Per te che hai sempre avuto un gran cuore e adesso è solo un freddo minerale.

Un Maghetto Chiamato Septimus

Ciao a tutti!
Oggi per la categoria Opinions parlerò di una saga che mi ha occupato abusivamente il cuore: Septimus Heap, il settimo filgio di un settimo figlio.
Il libro, o meglio, la serie, vede la pubblicazione del primo capitolo nel 2005 e nasce dalla penna della scrittrice Angie Sage.
La s/fortuna di questo, che secondo me è un piccolo capolavoro, è che è nato mentre la più famosa serie “Harry Potter” era ancora in pubblicazione ed aveva già una trasposizione cinematografica e una marea di fans.
Però è stato anche aiutato dal fenomeno mediatico del maghetto con la cicatrice in fronte, perché anch’esso un libro su un neonato prodigio con strabilianti poteri magici. E la saga è pure divisa in sette capitoli.

Fermi, fermi! Non urlate al plagio!
Tolti questi due punti comuni, le due storie hanno ben poco da spartire.

Io, che ho letto tutto HP in tenera età (vabbé, come se adesso fossi vecchio) e ho anche letto i primi 4 libri della saga di SH, preferisco quest ultimo e ora elencherò quello che me lo fa preferire.

Premetto che l’ultimo capitolo di HP l’ho letto quando avevo circa 12 anni e ricordo poco di ciò che non riguarda la trama principale, mentre SH l’ho ripreso poco tempo fa, maturo (circa) e con più facilità a ricordare cose recenti piuttosto che cose di anni addietro.
Non cambierò comunque preferenza, ecco alcuni elementi che me lo fanno pensare (Potterheads, per favore non voglio offendere nessuno, sono mie opinioni e non dati di fatto):

  • Le Copertine
    Un libro non si giudica MAI dalla copertina ed infatti io parlo delle copertine come primo punto ma solo dopo aver letto i libri.
    Innanzitutto in Italia la Salani (che ha i diritti di entrambe le saghe) ha deciso di creare delle copertine diverse dall’originale per i libri di Hogwarts mentre, scelta perfetta, ha mantenuto le copertine originali per il mago biondo (Septimus Heap).
    E poi, voglio dire, le copertine servono per attirare il lettore e/o rappresentare qualcosa (salvo casi eccezionali). Qui a confronto:
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    Dai, ditemi che non sono invitanti!

    Un’altra cosa sulle copertine, che mi ha fatto gongolare molto, è che il libro che è rappresentato sulla copertina è (almeno per i 4 primi capitoli, quelli che ho letto) il libro con cui ha a che fare il protagonista nel capitolo in questione. E come se tu, lettore, stessi tenendo in mano il libro di cui si parla. Geniale, a mio modesto parere 🙂

  • Il Mondo:
    Nonostante entrambi i mondi delle 2 storie siano meravigliosi, io preferisco quello del maghetto con gli occhi verdi (dopo ve la spiego) per una questione di utilizzo dell’ambiente.
    In Septimus Heap gli ambienti sono molti e vengono utilizzati ampiamente: nonostante il luogo “designato” per Sep sia la Torre dei Maghi, è più facile che la scena sia ambientata altrove.
    La storia di Harry invece – da quanto ricordo, eh – è principalmente ambientata ad Hogwarts.
  • La Mappa:
    La mappa, sebbene questa non sia un’opera d’arte, aiuta sempre a capire all’incirca dove si svolge la storia. Non so per quale motivo ma questa, poi, mi ricorda Tolkien.

    Va' che bella!
    Va’ che bella!
  • La Gente:
    Quello che non mi piace del mondo potteriano è l’eterna discriminazione tra le persone. Il mondo magico è accanto al nostro, e questo è fantastico, ma o sei mago o non lo sei. Come dovesse esserci un bene e un male e, ogni tanto, qualche miscuglio dei due.
    Nel mondo di Heap (che non è il nostro, a quanto ne so) ci sono i maghi, sì, ma non sono mica tutto! Siccome la famiglia del protagonista vive all’interno delle mura di un castello, ci sono scrivani, osti, guardiani, pescatori, commercianti, guardie, maghi, contadini… Ognuno nasce con un destino e non è “più sfigato” solo perché non è un mago.
  • Le Creature:
    Le creature sono spettacolari! Io adoro le creature! ❤
    Immaginate di tornare a casa e avere una fenice come parrocchetto!
    E qui, come prima è un’opinione, mi cade Harry.
    I primi capitoli erano stupendi, era tutto magico: posti, creature, incantesimi… col passare del tempo e dei volumi, è diventato sempre più una “lotta contro Voldy e basta”. E non è il genere di libro che cercavo.
    Nel viaggio di Sep, invece, è tutto più magico, pieno di creature, nuove e già viste, e di incantesimi e aggeggi vari.
    Non vuol dire comunque che sia un libro per bambini, noioso o poco profondo, eh! Dico solo che a mio parere risulta molto più magico.
  • I Maghi:
    Parlerei per ore dei pregi di questo libro ma annoierei tutti e credo di aver già speso parecchie parole.
    L’ultima differenza su cui mi soffermo sono i maghi, fulcro delle due storie.
    Innanzitutto, vi ricordate che qualche capoverso fa ho usato “con gli occhi verdi”? ecco: In Septimus Heap quando una persona è portata per la Magya e raggiunge una certa età, i suoi occhi diventano verdi.
    Verdi, siccome era usanza, secoli fa, di credere che chi avesse gli occhi verdi fosse magico e fortunato. E’ un libro pieno di simbologia e richiami, questo.

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    Questo è proprio Sep

    Dulcis in fundo, ci sono abilità che, se non sempre almeno agli inizi, richiedono dei “gingilli” per poter essere utilizzate ma una cosa non è mai necessaria: la bacchetta.
    Sappiamo tutti che avere una bacchetta è figo e fa capire subito che uno è mago ma mettiamola praticamente:
    Sei in un vicolo buio e stretto, magari in fuga da qualcuno e ti trovi una porta chiusa davanti. Cosa fai se sei il mago più potente della Terra ma non hai la bacchetta con te?

Ci sono ancora un sacco di cose che potrei dire ma la chiudo qui, sperando di non avervi annoiato troppo e sperando di incuriosire qualcuno a leggere questa saga.
In Inghilterra a ottobre uscirà il terzo capitolo del sequel della saga.
10 libri, un approfondimento e uno spin-off in 10 anni! In Italia siamo fermi al 4 libro senza che nessuno sappia il perché. Speriamo che si proceda e che, come da accordi, la Warner Bros si decida a fare il film.
Ripeto per l’ultima volta che questo articolo serve a “recensire” all’incirca un libro che mi è piaciuto e al tempo stesso spiegare cosa preferisco rispetto alla saga di maggior fama Harry Potter. Non è mia intenzione dire che Harry Potter fa schifo e bisogna bruciarlo e buuuu che scempio… mai voluto dire cose simili e se vi è parso che così fosse, chiedo scusa.

Grazie dell’attenzione e a presto ❤

Il Cavaliere Ardente e La Regina Algida

Questa che state per leggere è una storia di un tempo lontano, che ha luogo in un Paese dove le Fiabole (né Fiabe, né Favole) si vivevano e si vivono tutt’oggi.

In questo luogo meraviglioso e non così distante dai luoghi dove viviamo noi oggi, viveva, un tempo, il Cavaliere Ardente.
Il nostro Cavaliere era una persona valorosa e buona, era amico di molti e chi gli era nemico lo temeva quasi al pari della morte.
Il guerriero, che non aveva legione né tantoméno era mercenario, viveva contento la sua vita, piena di amicizie, bevute all’osteria e rilassanti momenti passati a fare musica.
L’unica cosa che non lo rendeva felice era il fatto che non riuscisse a trovare una compagna che lo potesse comprendere.

Fu forse il caso, forse il destino, che un giorno il nostro Cavaliere si imbatté nella metà che tanto aspettava.

Era un tiepido pomeriggio d’aprile, quando il Cavaliere Ardente – che doveva il suo nome al suo carattere allegro e focoso e alle sue nobili gesta – vagabondava in campagna con i suoi migliori amici.
Tutto ad un tratto comparve dal nulla una bellissima donna, intenta a divertirsi con quelle che si rivelarono poi le sue damigelle. Era La Regina Algida.

«Com’è possibile?» pensò il soldato, «Questa donna non può esistere! l’ho sognata per tutta la vita, non può essere veramente davanti ai miei occhi!»
D’altro canto, la Regina pensò:
«Che ragazzo solare! E’ mai possibile che io, la Regina Algida, possa essere attratta da un uomo di questo tipo, così diverso da me?»

Non c’è da spiegare che i due strinsero amicizia molto in fretta.

Passò un po’ di tempo e i due, che avevano capito di essersi innamorati l’un dell’altra, decisero di fidanzarsi.
La Regina era abituata ad adulatori e spasimanti e il suo carattere gelido non le permetteva di gioire.
Diversamente aveva reagito il Cavaliere.
«Oh, che gioia!» esclamava a gran voce, «non potrei essere più felice di come ora sono! Ho finalmente trovato qualcuno che mi stia accanto!»

I due giovani, che a vedersi non avevano nulla in comune, in realtà avevano tantissime cose da condividere e stavano benissimo insieme.

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Tutto ciò finché, un triste giorno, la Regina -vittima del gelo che le ha dato il nome- iniziò a “raffreddarsi”.

Ardente, che pareva sciocco ma non lo era, avvertì il cambio d’umore della compagna e decise ciò:
«Probabilmente le è successo qualcosa che ha raggelato il suo povero cuore; l’unica cosa che io sia in grado di fare è ardere di più, al fine di scaldare l’animo della mia amata».

La Sfortuna, laida Dea che vaga per i mondi, aveva posato lo sguardo sul nostro protagonista e voleva che il tenero amore che univa la coppia scomparisse.
Per colpa di questa Dea, se così si può definire, la reazione di Algida al calore intenso che Ardente emanava, fu il congelamento totale.

«Credo di non amarti più, Ardente. Siamo due persone così diverse… Tu, caldo come il Sole ed io, gelida come il più freddo dei ghiacci»

I due si separarono, lui straziato e lei impassibile come sempre. L’unica che si divertiva e rideva fino alle lacrime era la Sfortuna.

Quello che Algida non sapeva, era che il motivo per cui Ardente era temuto non era il suo calore, bensì il suo Gelo.
Già, perché il Cavaliere, in battaglia, era in grado di sprigionare un Gelo talmente potente da disintegrare la materia. Aveva il potere dello Zero Assoluto.
Questo Zero Assoluto, era uno dei Poteri più pericolosi che esistesse nel Regno, e non era solo un’arma, influiva anche sul comportamento di chi lo usava.

Dopo qualche tempo di distacco, dove Algida capì che era difficile continuare a vivere senza Ardente, che trasmetteva sicurezza e calore a chi gli stava intorno, decise di riavvicinarsi a lui.

Quando lo rivide provò pietà e rimorso. Il giovane per cui aveva provato amore giaceva, ora, di fronte a lei, gelido e confuso. Non era rimasta traccia del ragazzo solare che era stato…

Poco lontano, forse su un albero, forse su una nuvola, sedeva beata Amore, una Dea burlona che provava gioia nel vedere due persone amarsi. Quando vide i due, vicini ed entrambi gelidi, si ricordò dell’amore che diede loro una volta e, intuendo il sortilegio di Sfortuna, decise di riavvicinarli. Scambiandoli di posto.

Algida, grazie all’intervento di Amore, iniziò a bruciare, addirittura ad ardere!

La Regina Algida si era resa fuoco per riscaldare il Cavaliere Ardente divenuto ghiaccio.
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Nessuno sa quanto tempo fu necessario per far tornare ardente il Cavaliere che un tempo fu uno dei più valorosi.
Quel che è certo è che la Regina riuscì nel suo intento e, quando il Cuore di Ardente riprese a bruciare, i due decisero di creare insieme qualcosa che simboleggiasse il loro eterno amore.

Quando ai pochi fortunati che sono di ritorno dal Paese delle Fiabole viene chiesto quale sia la cosa più mozzafiato che abbiano visto in quello sconosciuto posto, loro sono soliti rispondere:
«Caro mio, di cose meravigliose ne ho viste un’infinità. L’unica cosa che posso assicurare è che mai vidi né mai vedrò uno spettacolo più divino della “Fiaccola del Ghiaccio Eterno che porta il Fuoco Infinito”»